Maigret a scuola by Georges Simenon

autore:Georges Simenon [Simenon, Georges]
La lingua: ita
Format: azw3, epub, mobi
Tags: poliziesco
editore: Adelphi - gli Adelphi (Le inchieste di Maigret)
pubblicato: 2003-10-31T23:00:00+00:00

CAPITOLO QUINTO: LE BUGIE DI MARCEL.

Nell'istante in cui Maigret si accendeva la pipa, si svolse una sorta di muto cerimoniale, che riportò alla mente del commissario il paese della sua infanzia più di qualsiasi altra cosa avesse visto a Saint-André fino a quel momento. Per un attimo, alla signora Sellier si sostituì una delle sue zie, anche lei con un grembiule a quadretti celesti e i capelli raccolti in uno chignon.

Le era bastato un semplice sguardo, un guizzo negli occhi, perché il grosso Julien cogliesse il messaggio: si era diretto verso la porta che dava sul cortile ed era scomparso qualche minuto. Lei, intanto, senza attendere il suo ritorno, aveva aperto la credenza e preso due bicchieri del servizio buono, quello che veniva usato solo quando c'erano visite, e li stava spolverando con uno strofinaccio pulito.

Il lattoniere tornò con in mano una bottiglia di vino ancora chiusa. Non disse nulla. Nessuno aveva nulla da dire. Uno straniero, o addirittura uno che venisse da un altro pianeta, avrebbe potuto pensare che quei gesti facessero parte di un rituale. Si udì il rumore del tappo che veniva estratto e il gorgogliare del vino dorato nei bicchieri.

Un po' intimidito, Julien Sellier ne sollevò uno, lo guardò in controluce, e infine disse:

«Salute!».

«Salute!» replicò Maigret.

Dopodiché l'uomo si ritirò in un angolo e sua moglie si accostò ai fornelli.

«Senti un po', Marcel», cominciò il commissario rivolgendosi al ragazzo che non si era mai mosso «tu non dici bugie, vero?».

Ci fu una breve esitazione, accompagnata da una rapida occhiata alla madre.

«Qualche volta, signore».

E si affrettò ad aggiungere:

«Ma mi sono sempre confessato».

«Cioè: dopo sei andato a confessarti?».

«Sì, signore».

«Subito dopo?».

«Appena possibile. Non vorrei morire nel peccato».

«Non penso però che fossero grosse bugie...».

«Abbastanza».

«Ti dispiacerebbe farmi un esempio?».

«Una volta mi sono strappato i pantaloni arrampicandomi su un albero. Quando sono tornato a casa ho raccontato che si erano impigliati in un chiodo nel cortile di Joseph».

«E sei andato a confessarti quel giorno stesso?».

«Il giorno dopo».

«E quando hai detto la verità ai tuoi genitori?».

«Solo una settimana dopo. Un'altra volta sono caduto nello stagno pescando le rane. Il papà e la mamma non vogliono che giochi allo stagno, perché prendo sempre il raffreddore. Avevo i vestiti tutti bagnati e ho raccontato che mi avevano dato una spinta mentre camminavo sul ponte sopra il ruscello».

«E anche questa volta hai aspettato una settimana prima di dire la verità ai tuoi?».

«Solo due giorni».

«Dici spesso bugie come queste?».

«No, signore».

«Pressappoco ogni quanto?».

Ci pensò un po', proprio come durante un'interrogazione.

«Meno di una volta al mese».

«I tuoi amici dicono bugie più spesso?».

«Non tutti. Alcuni sì».

«E dopo si confessano come te?».

«Non so. Forse sì».

«Il figlio del maestro è tuo amico?».

«No, signore».

«Non giochi con lui?».

«Lui non gioca con nessuno».

«Come mai?».

«Forse perché non gli piace giocare. O forse perché è il figlio del maestro. Io ho cercato di essere suo amico».

«Il signor Gastin non ti è simpatico?».

«È ingiusto».

«In che senso?».

«Dà sempre a me i voti più alti, anche quando spettano a suo figlio. Io voglio essere il primo della classe se me lo merito, altrimenti no».

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